La peculiare amicizia che legava l'ultima regina Tudor e William Shakespeare offre il punto di partenza per un viaggio nel mondo del teatro elisabettiano insieme a Elena Russo Arman.
Nel panorama culturale attuale, nel quale sempre più spesso si ricorre ad azzardate contaminazioni fra arte drammatica e performance artistica, si tende a dimenticare il motore primo del teatro, la sua primigenia raison d’être: raccontare storie. Uno dei più grandi – forse il più grande – storyteller della storia ha un nome ed un cognome ed Elena Russo Arman, con il suo Shakespeare a merenda gli rende un affettuoso omaggio. Dietro le quinte del Globe Theatre, Mary, sarta tuttofare e cameriera personale di Charles Goodwin, celebrato attore per ruoli femminili, assiste alla prima del più recente successo del Bardo, Romeo e Giulietta, sognando di calcare il palcoscenico in un epoca in cui alle donne era vietato recitare. Ma la passione di Mary per la recitazione è solo l’inizio, il pretesto che consente alla regista/interprete di raccontare con brio ed entusiasmo il mondo del teatro elisabettiano. Le sue consuetudini, storie e leggende vengono narrate grazie all’ausilio di pochi oggetti di scena e alla fervida immaginazione di Mary.
Dalla costruzione del più famoso teatro dell’epoca allo status sociale degli attori, dalle trame dei più famosi drammi di Mr. Shakespeare al suo rapporto con la regina che darà il suo nome a quel periodo storico. Lo spettacolo, seppure rivolto ai più giovani – e i bambini presenti in sala hanno espresso rumorosamente il loro apprezzamento – è piacevole anche per i più grandi. Chi ha già dimestichezza con la storia del teatro elisabettiano e shakespeariano in particolare non troverà forse molti spunti di interesse, ma per i neofiti è certamente un racconto affascinante e stimolante. La brava Elena Russo Arman sostiene egregiamente il frizzante ritmo della “sciocchina Mary” per un’ora senza cadute di tono e riuscendo a tenere alta l’attenzione degli spettatori. Nel reinterpretare le trame dei più famosi drammi del Bardo riesce a far riscoprire per l’appunto il piacere per la storia raccontata anche ai più navigati cultori del teatro elisabettiano. Cade a volte in una certa affettazione legata soprattutto al pubblico a cui lo spettacolo è principalmente rivolto e che può risultare forse eccessivamente leziosa per gli spettatori adulti. Poco efficace risulta inoltre la voce fuori campo che riproduce l’altra commedia in atto, quel Romeo e Giulietta che sentiamo da dietro le quinte insieme a Mary. Il testo viene declamato in inglese e, seppure risultando gradito ai puristi, perde totalmente di significato per chi ha meno familiarità con l’idioma di Shakespeare.